Il tecnico di Vinci, catapultato dalla Primavera che sta facendo una grande stagione, sta cercando soluzione con i giocatori a disposizione
Alessandro Agostini ce la sta mettendo tutta, in una situazione molto difficile. Intanto, al di là dei mugugni, il suo Cagliari non è ancora retrocesso. Magari lo sarà domenica, ma ad oggi non lo è. C’è da giocare e andare a vincere a Venezia, vedendo (alla stessa ora) cosa farà la Salernitana in casa con l’Udinese. Per la gran parte delle persone non c’è più nulla da fare. Ma lo sport, e il calcio in questo caso, insegna con i suoi precedenti. L’Juventus che perse lo Scudetto all’ultima giornata (2000) a Perugia con un più 2 sulla Lazio prima del match, l’Inter, che fece lo stesso in quel famoso 5 maggio 2002, addirittura l’Empoli che cade a Palermo e retrocede col Crotone che si salva, nel 2017.
Quindi bisogna crederci. Anche perché proprio il Cagliari, pareggiando a Salerno al 99’, insegna che avere uno stadio stracolmo di tifosi, può non bastare. Ora i campani (+2) sui rossoblù, affronteranno l’Udinese e non è detto che vinceranno. Anche un pareggio, con vittoria isolana a Venezia, vorrebbe dire Serie B per i granata. Viceversa ci andrà il Cagliari.
L’ALLENATORE. Ma c’è una situazione che, in questo momento non ci dovrebbe essere: ovvero le critiche ad Agostini, da parte dei tifosi (in larga parte da tastiera). Se il mister di Vinci schiera il 3-5-2 è la continuità con il predecessore Mazzarri, se opta per la difesa a 4, non va bene. I miracoli venivano fatti oltre 2000 anni fa da un’unica persona sulla terra. Oggi si prova a migliorare le cose. Ma, oltre alle critiche (giuste, ci mancherebbe) al presidente Giulini, prendersela con Agostini non pare sensato. Anche perché in campo ci vanno i giocatori. Per alcuni questo sembra essere solo un dettaglio. Ed invece è l’essenziale. Ma quella di avere come capro espiatorio il tecnico di turno, a Cagliari è ormai un vizio.
Per restare all’era Giulini, non andava bene Rastelli (promozione in A al primo posto e undicesimo nella stagione successiva) figuriamoci Maran (che ad un certo punto era in piena zona Champions), Di Francesco, Semplici e ultimamente Mazzarri. L’allenatore può avere le sue colpe, ma in campo ci vanno i giocatori, spesso artefici di situazioni belle e negative. Tutti sognano di giocare in Serie A, per tanti il sogno si avvera, e allora dimostrino di meritare la stessa Serie A, perché in B e C ci sono ragazzi che questa opportunità non sempre l’avranno.