L’ex attaccante classe 1979, che visse a Cagliari gli anni più luminosi della carriera e momenti indelebili nella Capitale, presenta per noi il match della Sardegna Arena: l’intervista esclusiva per il nostro Magazine 

RICORDI. Oggi allena l’Under 13 del Pescara, città dove si è stabilito con la famiglia. Mauro Esposito non può certo dimenticare le piazze di Cagliari e Roma: “Quando arrivai in Sardegna si respirava un’aria pesante. Cambiammo diversi allenatori, ma ci compattammo e rimettemmo in piedi la stagione. Proprio ciò che auguro ai rossoblù”. E i giallorossi? “A due facce: bene in Europa, a fatica in campionato. La rosa è da piazzamento Champions”.

COVID-19. La mancanza del pubblico negli stadi ha colpito tutti i club. Ma quanto può aver inciso nelle fortune del Cagliari? “Quando giocavo in Sardegna i tifosi erano il 12° uomo, ci caricavano e spingevano a fare più del massimo. Scendere in campo senza pubblico non è un bene per nessuno”. Momenti indelebili: “Promozione in A, Nazionale e Italia-Russia al Sant’Elia da una parte, l’emozione della Champions League dall’altra: peccato, a Roma non sono riuscito a ripetere ciò che avevo dimostrato nell’Isola”.

ESTRO. Al giorno d’oggi sembra sempre più difficile ammirare giocatori con le caratteristiche del napoletano: “Trovare un attaccante che punti sempre l’uomo è oro: in questo momento vedo solamente Chiesa. Gli allenatori sono concentrati ormai a inquadrare gli uomini in movimenti definiti, il dribbling e l’estro individuale stanno ormai scomparendo”.

PUNTI FERMI. Le figure fondamentali nel destino di Esposito a Cagliari e Roma? “Mio padre mi ha sempre seguito ovunque nella carriera, gli sarò riconoscente per tutta la vita. Così come a mia moglie, con cui ci siamo conosciuti giovanissimi: la presenza importante di una donna, nella vita di un atleta professionista, ha un peso decisivo per gestire ogni momento. Anche i più bui”.