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L’ex Larrivey: “Cellino un pazzo, ma grande appassionato di calcio. Tanta nostalgia di Cagliari”

L’attaccante argentino ora in Cile si racconta: dal rapporto col suo ex presidente, alle amicizie nate in Sardegna. Con tanta voglia di ritornare

Impossibile dimenticarlo. Joacquin Larrivey ha provocato nei tifosi cagliaritani sentimenti contrastanti, quasi amore e odio. Di sicuro, non indifferenza.

“Ricordo bene la tripletta nello stadio che oggi è intitolato a Maradona“, racconta Larrivey, oggi 36enne, a gianlucadimarzio.com, “quello sarà per sempre uno stadio mitico per gli argentini. Il mio arrivo a Cagliari? All’inizio è stato difficile, anche per la lingua, poi non giocavo molto. Ero giovane e lo stile di vita era diverso, ma è stata un’esperienza bellissima. Ho conosciuto una città e un popolo fantastico. Astori? Quando giocavo in Spagna mi venne a trovare perché voleva che conoscessi sua figlia e sua moglie. Lui è sempre stato un grandissimo compagno ed è sempre rimasto umile, non a caso è diventato il capitano del Cagliari e della Fiorentina. Quando ho saputo della sua scomparsa, ci sono rimasto malissimo come tutti, perché sapevo quanta classe avesse.

Cellino? Un pazzo, ma molto intelligente e grande appassionato di calcio. Lui credeva tanto in me. Non voleva cedermi in Italia e aspettò la fine del mercato in Europa per mandarmi in Messico. Io ci rimasi male, ma quando sono andato via mi ha abbracciato e mi ha detto ‘Tu per me sei come un figlio’. Credo mi abbia apprezzato come ragazzo, mi consigliava quale macchina dovessi acquistare, in quale casa abitare, mi ha fatto studiare la chitarra ad Assemini e ricordo che rimase molto contento per come la suonassi. Ovviamente però non sempre lo ascoltavo e facevo di testa mia. Una volta dopo aver cambiato tre allenatori ci venne a parlare negli spogliatoi e ci disse che dovevamo prenderci le nostre responsabilità. Quelle parole sono servite davvero, perché poi la squadra ha iniziato a fare punti per la rimonta salvezza.

Un allenatore che mi ha dato tanto? Dico Allegri. Ricordo la sua vicinanza ai giocatori, usava sempre le parole giuste e nei momenti giusti. Sapeva tenere unito il gruppo. Nostalgia dell’Italia? A mia moglie dico sempre che dobbiamo tornare in Sardegna, perché ci siamo conosciuti dopo e vorrei fargliela conoscere, ma purtroppo ancora non ci sono riuscito. Lo faremo sicuramente quando smetterò di giocare”.

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