Parla il presidente del Torino, che spiega come la delicata situazione che sta attraversando il Paese abbia unito (quasi) tutti
Non è certo il momento dei personalismi. Questa battaglia si vince tutti insieme, e tutti devono fare la propria parte. Possono essere riassunte in questa sintesi le parole del presidente del Torino, Urbano Cairo, rilasciate oggi a La Stampa.
“Nell’assemblea di Lega del 10 marzo c’era ancora chi parlava di allenarsi e di tornare a giocare, è logico che si sia perso tempo”, spiega Cairo, “quei discorsi,a risentirli ora, sembrano lunari. Io lo dissi subito, ‘se non prendiamo decisioni drastiche, anche spostare i tifosi contribuirà ad aumentare esponenzialmente i contagiati’. Questa emergenza ci ha compattato, c’è più unità di prima. Molti falchi sono diventate colombe anche se è rimasto qualcuno che vuole fare il fenomeno, che rompe il fronte per avere vantaggi. Furbizie, atteggiamenti di piccolo cabotaggio. Non è il momento. Se mi riferisco a De Laurentiis e Lotito? Chiedetelo a loro. Solo, mi sembra una follia sostenere una tesi sulla base dei dati del contagio. Dire ‘la mia regione non ha problemi’ con una situazione così in evoluzione è una frase infelice. Poi esplode il virus a Fondi e allora… le altre società non la pensano così. Perché lo fanno? Immagino per interessi sportivi, forse per avvantaggiarsi nella preparazione“. Finire il campionato? Inutile avventurarsi in previsioni, davanti a una pandemia non possiamo che navigare a vista. Tagli degli stipendi? Sarà inevitabile. Siamo di fronte a un problema di sistema che rischia di implodere senza degli accorgimenti importanti. Credo che i calciatori siano i primi a non volerlo, sono ragazzi che hanno testa. Qui bisogna limitare i danni, poi si penserà alla ricostruzione economica”.