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GDS – Se la Serie A non gioca più e i club non pagano due le ipotesi per il taglio degli stipendi

La rosea nell’edizione cartacea odierna scrive che proseguono i confronti tra i club per capire come contenere la crisi economica. Intervento del governo?

L’obiettivo finale è lo stesso per tutte le proposte avanzate dai club e sintetizzate nel documento della Lega Calcio. Ovvero riuscire a contenere il danno economico conseguente all’emergenza del Paese. Assorbire il colpo, che per qualcuno potrebbe essere potenzialmente fatale, attraverso un insieme di disposizioni condivise con governo, Federazione, Uefa. La Gazzetta dello Sport in edicola oggi scrive anche sui tagli dello stipendio dei giocatori, il punto che più influisce sulla gestione ordinaria dei club. Lega Serie A e Figc hanno iniziato a discuterne nella riunione video di ieri, dove la questione è stata ufficialmente posta sul tavolo. Le parti condividono la necessità di intervenire in questo senso ma anche di aspettare per capire l’orientamento che prenderà la stagione: poco prima di Pasqua ci sarà occasione per riparlarne, alla luce della situazione generale. A quel punto si potrà capire se ci saranno le premesse per la ripresa o meno del campionato. Al tavolo devono partecipare anche giocatori e allenatori ed è il motivo per cui il presidente federale Gravina li ha convocati in una riunione a distanza fissata per domani.

SE NON SI GIOCA NON SI PAGA. Su una cosa la Gazzetta dello Sport è chiara: il monte stipendi complessivo della Serie A è pari a 1,3 miliardi di euro. Una quota che i presidenti intendono abbattere e su cui si è concentrato anche il lavoro dell’ultima assemblea di Lega di ieri. Tra le tante ipotesi che il calcio ha studiato per riuscire ad autosostenersi anche in futuro, il taglio dei compensi dei giocatori è oggi la prima della lista: il presupposto da cui si parte è semplice, se i calciatori non si allenano e non giocano non devono essere pagati. Partite e allenamenti sono le prestazioni lavorative che vengono richieste e se il presupposto è disatteso allora non può valere nemmeno il resto. Anche la formula del possibile intervento dipende dal ritorno o meno in campo.

DUE IPOTESI. Non pagare gli stipendi per il periodo di tempo non lavorato o richiedere uno sconto proporzionale. Esempio: per chi guadagna fino a 100.000 euro ci sarà un taglio differente da chi ne guadagna fino a 50.000, e differente ancora da chi riceve più di un milione all’anno e così via, fino ad arrivare a una decurtazione percentuale del 30%. Il Governo potrà riconoscere uno strumento legislativo valido a intervenire oppure, se riconoscerà la facoltà d’intervento in una delle leggi già in atto, potrà essere sufficiente una linea concordata tra Lega e Figc.

Nel primo caso un intervento dei consigli dei ministri sarebbe definitivo e richiamerebbe il sistema francese, dove è possibile la disoccupazione parziale per tutti i dipendenti, calciatori compresi. Altrimenti si cercherà un accordo tra le parti: una soluzione unica che dalla Lega sia recepita dalla Figc e dai giocatori che eviti singole contrattazioni tra presidenti di club e tesserati. Alla ripresa dei lavori la macchina degli stipendi si riavvierebbe regolarmente.

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