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Il Cagliari sull’altalena dei risultati, coerente solo nella fragilità

La squadra di Mazzarri alla perenne ricerca di un’identità: pesano gli infortuni, ma questo gruppo fatica a trovare un’anima. E il gesto del tecnico in panchina…

Sbraita, Mazzarri. Si agita, non si capacita, fatica a comprendere perché la sua squadra non gli somiglia per niente. La prestazione del Cagliari a Firenze è stata a dir poco sconcertante: l’assenza di Strootman ha certamente influito nell’assetto tattico della squadra, perché a cascata sono venuti meno certi accorgimenti tattici provati alla vigilia. Ma tutto questo non può e non deve essere la sola motivazione della mancanza totale di mordente nell’affrontare le varie situazioni di gioco. In certi frangenti della gara sembrava quasi di assistere alla prestazione di una squadra già retrocessa. Ancora una volta. E il rigore, per quanto discutibile, ha letteralmente affossato quel briciolo di spinta agonistica presente all’inizio. L’infortunio di Nandez, l’unico capace di cambiare ritmo, ha fatto poi il resto.

UN MALE OSCURO. Ma qual è il vero male di questo Cagliari? Lasciando stare per un momento tutti quei problemi strutturali che fanno capo a una gestione del calciomercato estivo francamente incomprensibile, è da dire subito che la squadra manca di un vero leader. Ancora una volta. L’assenza di un uomo come Nainggolan si fa sentire, per quanto il suo rendimento non fosse più al 100%. Il suo attaccamento alla maglia era evidente, e un suo utilizzo al 60-70% rispetto ai tempi migliori avrebbe fatto ancora terribilmente comodo a un gruppo che nei momenti di difficoltà pare smarrirsi irrimediabilmente.

IL GESTO DELLA GIACCA. E di questo smarrimento se n’è ben reso conto il tecnico rossoblù. A un certo punto della gara del Franchi, quasi impotente, ha chiesto ai suoi collaboratori in panchina di fargli avere la sua giacca. No, a Firenze non faceva freddo. Tutt’altro. La giacca gli serviva probabilmente per lasciare il terreno di gioco: lo spettacolo a cui stava assistendo non era ciò che aveva chiesto ai suoi giocatori. È sembrato più volte sul punto di tornare negli spogliatoi, forse per dare una scossa o forse perché divorato dalla rabbia di non riuscire a trasmettere una parte della sua intensità. Alla fine è rimasto in campo, ma l’amarezza era evidente. Al termine della gara ha ripetuto, dopo quanto già fatto la scorsa settimana, di sapere cosa serve alla squadra e che ne parlerà alla società. Ma il mercato di gennaio è ancora lontano: la scossa deve arrivare dall’interno, e deve avere convincimenti ben saldi. Prima che sia troppo tardi. Ancora una volta.

 

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