Il ventottenne attaccante della Sampdoria nativo di Calcinate nel bergamasco racconta l’incubo vissuto e assicura: “Adesso sto bene”
Manolo Gabbiadini, uno dei primi calciatori della nostra Serie A, ad essere risultato positivo al Coronavirus, si è raccontato alla Gazzetta dello Sport. “Avevo scoperto di avere un po’ di febbre. Allora ho chiesto al dottore della Sampdoria il tampone perché ho due bimbi piccoli. Quando mi ha chiamato per dirmi che ero positivo pensavo stesse scherzando. Invece non era così. Non me l’aspettavo assolutamente, anche perché la febbre era di fatto passata subito. Ho capito che ci sono tanti positivi che nemmeno lo sanno e allora la battaglia si vince solo in un modo: rispettando le direttive e restando a casa”.
IL MEA CULPA. “Credo che tutti avessimo un po’ sottovalutato il problema. Era difficile prevedere un’epidemia così grave. È vero che noi siamo sempre in pullman, in hotel, a contatto con persone che non conosciamo. Ma a queste cose pensi solo dopo e comunque io non posso sapere come mi sono contagiato”. Infine Manolo Gabbiadini lancia un messaggio di speranza. “Quando tutto questo finirà, ci godremo di più la nostra Italia che è bellissima. A volte ci perdiamo dietro a stupide rivalità di ogni genere, ma poi ci sono delle situazioni che ci fanno riscoprire più uniti e forti di prima. I nostri nonni o bisnonni hanno fatto la guerra, noi dobbiamo solo stare attenti e seguire le direttive per battere il virus. Dobbiamo farlo per noi, per le nostre famiglie e per i medici che si stanno sacrificando tantissimo per tutta la popolazione. E il loro sacrificio deve essere ripagato”.