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Cossu: “La maglia del Cagliari come un’armatura in mille battaglie”

Lunga intervista sulle pagine de L’Unione Sarda al giocatore cagliaritano, che ha chiuso la carriera mercoledì contro l’Atlético Madrid. Il suo rapporto viscerale con i colori rossoblù

COMMIATO. Andrea Cossu ha detto stop a 38 anni. Gli ultimi 7 minuti da calciatore li ha disputati tre giorni fa alla Sardegna Arena, contro l’Atlético Madrid, prima di togliersi di dosso la maglia del Cagliari. C’è da giurarci, idealmente non accadrà mai: perché per Cossu rappresenta molto più di una seconda pelle. “Mercoledì ho rivissuto tutta la mia storia” ha detto Andrea. “Faccio fatica a mettere in ordine tutti i pensieri che hanno attraversato la mia testa in quei momenti. Questa squadra è stata e continuerà ad essere tutto per me“. Un amore sbocciato in un lontano campionato di Serie C 1988-89, con la prima volta allo stadio per Cagliari-Giarre, allo stadio Amsicora: “Andai a vedere la partita con mio zio e assistetti da dietro la porta al gol vittoria di Valentini”.

LA CURVA. Il legame con la Curva Nord iniziò a 11-12 anni: “Seguivo regolarmente il Cagliari allo stadio con mio padre e mio nonno, in tribuna. Ma mentre loro guardavano la partita, io rimanevo incantato dalla Curva. Fino a desiderare di andare lì: e così accadde, insieme ad altri ragazzini come me. I primi tempi rimasi zitto, poi iniziai a cantare anche io”. La squadra rossoblù seguita in trasferta con gli Sconvolts, anche quando era già diventato professionista nel Verona, inseguendo il sogno di vestire un giorno quei colori. “Gli Sconvolts sono sempre stati la mia forza: a tante persone questo non piaceva, ma non rinnegherò mai questo legame. Ho assistito a veri sacrifici da parte loro per stare vicino alla loro squadra del cuore”.

LA MAGLIA. Cossu ringrazia, tra gli altri, alcune persone che reputa fondamentali per la sua carriera. Dal presidente Massimo Cellino che lo portò al Cagliari ai tecnici Allegri e Ballardini, quest’ultimo ideatore del passaggio di Andrea al ruolo di trequartista: un’intuizione che ne ha cambiato la vita calcistica. E poi Tommaso Giulini: “All’inizio con lui ci furono delle incomprensioni, perché non ci conoscevamo. Quando andai all’Olbia mi promise di farmi chiudere la carriera nel Cagliari. Ha mantenuto la promessa e non posso che ringraziarlo”. Il dolore per la retrocessione nel 2015 – “Non dormivo la notte, avevamo deluso tutti” – e il rapporto fraterno con Agostini, Conti, Pisano e López. La maglia della Nazionale, prestigiosa ma sempre considerata “meno importante” di quella rossoblù: “Ho sempre sentito la responsabilità di indossarla. Ogni volta per me era come indossare un’armatura”. E ora, Andrea Cossu cosa farà? “Resterò nella società da tecnico delle giovanili, iniziando un nuovo percorso per cercare di capire cosa è più adatto per me”.

 

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