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Allegri, da Larrivey a Ronaldo. Come sono cambiate le cose in dieci anni

Nel 2008 l’attuale tecnico della Juventus fece il suo debutto su una panchina di Serie A proprio in rossoblù, da allora è cambiato tutto

QUEL CAGLIARI. Era il Cagliari di Acquafresca, Jeda e Matri, di López capitano e Conti leader della mediana. In difesa un giovane e promettente Davide Astori faceva la guardia alla porta di Marchetti, mentre a distribuire palloni agli attaccanti c’erano i lanciatissimi Cossu e Lazzari. In questo ambiente si affacciava alla Serie A Massimiliano Allegri, ex giocatore e tecnico emergente proveniente dalla panchina del Sassuolo in Serie C.

DIECI ANNI DOPO. Quella grande scommessa di Massimo Cellino oggi è il tecnico più vincente d’Italia e uno dei top manager in Europa. Merito di Allegri che ha saputo sfruttare tutte le occasioni ricevute, ma merito anche di un club e una piazza che hanno saputo dare fiducia a chi il rossoblù ce l’aveva nel sangue dopo averlo indossato sul campo.

CRESCITA. Dalla sterilità di Larrivey alla gestione di uno dei bomber più prolifici di sempre come Cristiano Ronaldo. Un percorso lungo dieci anni che è andato di pari passo con quello di Juventus, Sassuolo e Cagliari. Proprio questi tre club fondamentali nella carriera di Allegri, se pur con obiettivi di proporzioni diverse, si sono affermati tra le realtà maggiormente in crescita del calcio italiano contemporaneo. Se nel 2008 la Juventus puntava tutto su Amauri per l’attacco e Poulsen per il centrocampo, oggi può vantare un mercato da top club europeo. Il Sassuolo lasciava andare il tecnico livornese che aveva portato la squadra in Serie B e progettava la scalata al massimo campionato che oggi mantiene da sei stagioni. Il Cagliari da parte sua nel 2008 lanciava l’idea del nuovo stadio, ipotesi che adesso sta diventando realtà con una nuova dirigenza.

FUTURO. Rispetto a dieci anni fa l’allenatore bianconero inizierà la stagione da Campione d’Italia, con l’obiettivo Champions che non è più solo un sogno. Il Cagliari invece guarda sempre a una tranquilla salvezza ma con una certezza in più che si chiama stadio e una struttura di marketing molto più aggiornata rispetto all’era Cellino, cosa che fa della società sarda una delle più solide economicamente del panorama nazionale. Un futuro quasi impensabile il giorno in cui Allegri si sedette sulla panchina dei rossoblù.

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