“Lo so bene che se Pisacane farà male avrò i fucili puntati, tutti i cazzo di giorni”. Lo ha detto col sorriso il presidente Tommaso Giulini, che nella conferenza stampa di ieri a Palazzo Tirso ha voluto prendersi la responsabilità al 100% della scelta di Fabio Pisacane. Una decisione contro tutto e tutti, che ha spezzato il prolifico rapporto professionale con Nereo Bonato e ha sollevato dubbi tra i tifosi.
L’ex tecnico della Primavera rossoblù, che ha conquistato un trionfo storico nella Coppa Italia Primavera, è stato scelto direttamente dal patron del club per raccogliere le redini della prima squadra, in quella che forse è la scommessa più grande in oltre dieci anni di presidenza.
Pisacane porta con sé un bagaglio di carisma e leadership, nonché una notevole capacità di entrare nella testa dei giocatori. Nonostante ciò, il salto dalla Primavera alla Serie A è tutt’altro che scontato, e proprio per questo l’entusiasmo intorno alla sua nomina è mescolato a una certa cautela. I tifosi, la società e lo stesso Pisacane sono consapevoli che tra il calcio giovanile e la massima serie ci passa un Oceano, ma la sua attitudine da motivatore e le sue idee di gioco potrebbero rivelarsi la carta vincente.
Il progetto che il presidente ha in mente per il Cagliari è chiaro: valorizzare i giovani di proprietà, farli crescere e, eventualmente, rivenderli a cifre importanti. In altre parole, serve un allenatore in grado di mettere in campo idee innovative, ma anche un aziendalista, capace di guardare oltre il semplice obiettivo della salvezza immediata e di pensare in termini di prospettive a medio-lungo termine.
Il Cagliari sta cercando di costruire più di un semplice progetto tecnico, puntando a un vero e proprio modello. Quel famoso “Atlethic Bilbao italiano”, o l’idea di una “Barceloneta” che coltiva i ragazzi dalle giovanili alla prima squadra. Pensieri nobili e suggestivi, che però, va detto, si scontrano con una realtà molto più cruda.
Da anni la società rossoblù ha fatto passi da gigante nel settore giovanile e questo viene riconosciuto da tutti gli addetti ai lavori. Ma quando si tratta di “consolidare” i giovani, sono pochissimi gli esempi davvero validi da poter far pensare concretamente a quel modello che ha in mente il presidente Giulini. I giovani canterani rossoblù che si sono affermati nel massimo campionato si contano sulle dita di una mano. C’è Barella, certo, ma dietro di lui solo Deiola, Carboni, Obert e Luvumbo che hanno giocato in A con una certa continuità. Il resto dei “big” di tutte le formazioni della Primavera, è finito a giocare per lo più in C o nei dilettanti, perdendosi completamente rispetto alle aspettative.
Quindi cosa significa Fabio Pisacane alla guida della prima squadra del Cagliari? Il club sta scommettendo su un percorso diverso per i calciatori che devono fare il salto dalle giovanili al professionismo, provare a farli maturare in casa, dando loro fiducia ma assumendosi il rischio di concedergli il tempo di sbagliare. Una filosofia impossibile da applicare con un tecnico affermato, che magari viene a Cagliari “solo per promuovere se stesso”, come ha detto lo stesso Giulini. Ma con Pisacane si può pensare diversamente, rischiando di più sicuramente, ma cercando di evitare che talenti cristallini come Gagliano, Ladinetti e Desogus vadano persi nei meandri dei prestiti nelle categorie inferiori. O peggio, messi in mano ad allenatori che non hanno nessuna intenzione di lasciargli il tempo di sbagliare per crescere.