Roma-Cagliari nel ricordo di Taccola, 56 anni dopo

Giuliano Taccola trovò il destino ad attenderlo negli spogliatoi dell'Amsicora. Una storia che non deve essere dimenticata: mai.

Non ci può essere futuro, se non si rispetta la storia. E la terribile vicenda di Giuliano Taccola non può… Non deve, essere dimenticata per la gravità dei fatti accaduti prima, durante e dopo la tragedia di un giovane uomo di 24 anni.

Oggi, 16 marzo, il destino ha scelto di mettere di fronte proprio Roma e Cagliari: esattamente 56 anni dopo una storia che sanguina ancora. E di cui bisogna continuare a parlare, per il doveroso tributo a Taccola e per rispetto dei suoi familiari che non hanno avuto mai giustizia.


16 MARZO 1969. Il centravanti della squadra capitolina Giuliano Taccola era reduce da un periodo complicato a causa di vari problemi di salute. L’ottimo attaccante, che nella stagione precedente era andato in doppia cifra mostrando grandi qualità, arrancava. Motivo? Le tonsille non gli davano tregua. Finché fu operato. Avrebbe dovuto osservare un mese di assoluto riposo, invece il recupero fu accelerato rispetto ai tempi previsti. Tra febbraio e marzo era svenuto sia in allenamento che in albergo, la febbre non lo abbandonava e inoltre combatteva i postumi di un infortunio al malleolo. Accompagnò la Roma a Cagliari comunque, accomodandosi in tribuna. Si sentì male – la situazione precipitò dopo la somministrazione di penicillina effettuata dal medico sociale romanista – negli spogliatoi dell’Amsicora, giungendo in ospedale ormai già cadavere nonostante tutti i tentativi. Polemiche a non finire per la lentezza dei soccorsi che, nel 1969, non erano certo all’avanguardia. Taccola lasciò la giovanissima moglie e due bimbi in tenera età, ad appena 24 anni. Perché la sua vita smise di essere importante per tanti, troppi?

INDIFFERENZA. Una storia dai lunghissimi – e purtroppo inutili – strascichi giudiziari che non appurarono mai verità e responsabilità. La sua morte è stata una delle prime grandi tragedie del calcio italiano, ricordata ancora oggi (a distanza di oltre mezzo secolo) con rabbia e incredulità. La moglie Marzia ha lottato per decenni allo scopo di ottenere giustizia: senza riuscirci. Stride ancora il freddo cinismo dell’allenatore Helenio Herrera che, intervistato dopo la tragedia, fece intendere che tutto doveva andare avanti e non c’era tempo per restare a contemplare… Ferruccio Mazzola parlò poi di probabili sperimentazioni mediche di Herrera sui calciatori: denunciato, fu assolto. Una dolorosa (e brutta) pagina di storia del nostro Paese, che suscita ancora commozione a 56 anni di distanza.

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