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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, pareggio d’oro con la Lazio ma anche qualche recriminazione

Il 2-2 premia carattere e personalità. Il debutto di Walter Mazzarri si rivela positivo. Un punto prezioso, e non può essere un caso

La Lazio, le precedenti sei gare con il Cagliari, le ha sempre vinte. Stavolta, Immobile e soci masticano amaro. Il cambio del tecnico – una gara, niente per un campionato con quattro partite giocate – ha lasciato il segno. Adesso, si vedrà se il dna mazzarriano sia davvero contaminante mercoledì con l’Empoli in casa e con il Napoli al “Maradona”. Intanto, un punto che rincuora e dà forza. La frase clou? “Perché non siamo cattivi, perché non siamo cattivi?” si chiede retorico, gli occhi al cielo, il neo tecnico. Sull’altra panca, Martusciello in prima fila per la squalifica di Sarri, in tribuna. La Lazio è la Lazio, per qualità e organizzazione. Ma il Cagliari è partito con la testa giusta. Approccio e determinazione si notano anche nella disposizione in campo.

Entrambe sono arrabbiate. Due sconfitte di fila per i biancocelesti, in Europa league con il Galatasaray e con il Milan. Ko di San Siro con i rossoneri e sconfitta in casa con il Genoa per i rossoblù, costata la panchina a Leonardo Semplici. Il 4-4-2 fluido – 5 senza la palla – contro il 4-3-3 di Sarri. Mazzarri conosce il potenziale dei padroni di casa e presidia le fasce. La mossa riesce. Dietro si gioca stretti e attenti. Ma è lo spirito che fa da spartiacque nella condotta del match rispetto a domenica scorsa. C’è poco spazio, Mazzarri ha piazzato tutti dietro la palla. Per la Lazio, un tantino brava anche nel guardarsi allo specchio, diventa più complicato del previsto insidiare Cragno. Recuperato Lykogiannis, prima dal via in campionato per intercettare Lazzari e Milinkovic Savic. Dall’altra Mazzarri mette Caceres e Nandez a dargli una mano. L’uruguaiano va da subito in affanno su Felipe Anderson: giallo dopo 6’. Serataccia in chiaro scuro per l’ex Juve e Fiorentina.

Primo tempo, pareva fatta. All’Olimpico si viaggia sullo 0-0 nei primi 45’. Invece il bomber della Lazio che ha nel Cagliari il bersaglio preferito (10 reti) si conferma letale: Ciro Immobile, girata di testa, su cross senza contrasto da destra di Milinkovic-Savic, segna l’undicesima pappina ai Quattro mori. Eppure, la gara – pur con diverse fiammate dei laziali, palla a terra Lazzari e soci prendono spesso l’area – sembrava in controllo. Anzi, da segnalare diverse occasioni, la prima da gol dell’incontro è dei rossoblù. Buon segno. Sarri inquadrato a distanza, frigge e fuma. Mazzarri parte col piede giusto: Ceppitelli e compagnia paiono aver capito che c’è poco da trastullarsi. Gran recupero di Nandez,

Keità viene murato da Luis Felipe. Sempre Nandez perdona Reina di testa, che regalo!. Due occasioni nei primi 20’ sfumate di un soffio. E gli errori si pagano. Comunque, il Cagliari c’è. Certo, dietro si soffre ancora. Ci vuole tempo. Ma le prime indicazioni del tecnico toscano pare siano arrivate a destinazione. Poi, anche qualche individualità emerge. Con Carboni, Marin, Nandez su tutti. Ci sono ma serve altro da Keita, Deiola e JP10. Quindi, con l’arbitro Ghersini che si appresta a dare 2’ di recupero, la mazzata di Immobile. Peccato. Ma il dio del calcio sa di dover provvedere.

La magie di JP10 e Keita. Venticinque secondi e arriva l’1-1. Ci pensa Joao di testa, imbeccato con il compasso da Marin. Gioia inenarrabile. JP10 è il sesto straniero (62 reti, a -11 da Careca) della A. Mazzarri esulta. Il pareggio è meritato. La Lazio ci rimane male. Riparte con ricami e palleggio. Il Cagliari si è ricompattato, alza il baricentro, è in fiducia. I tifosi ritrovano un filo di speranza. Poi, Cragno perde la palla su stoccata di Pedro. Brivido, ma c’è fallo di Immobile sul portiere. Una manciata di minuti ed esce Caceres per Zappa, più Walukiwiecz per Dalbert. Dietro si sta a quattro. Neanche un’ora e Mazzarri ha fatti i cambi. Una rivoluzione per i tempi consueti. E la squadra gioca bene, udite udite, anche nel palleggio a ridosso dell’area laziale. Per dire, Lykogiannis impegna Reina. Ma soprattutto, su assist di JP10, magistrale su Luis Felipe, Keita stoppa e piazza con freddezza a fil di palo: 2-1. Il senegalese firma la sua prima rete in rossoblù e da ex non esulta. Mazzarri vola.

In neanche un quarto d’ora, partita ribaltata. La Lazio che perde, specie in casa, non è roba di tutti i giorni. Poi, ci sono i guantoni di Cragno su sassata di Luis Alberto e su Immobile, deviazione sulla traversa. La misura del match è stata anche questa. Bellanova rimpiazza Lykogiannis, Pereiro subentra a Keita. Il Cagliari che mostra di sapersi chiudere con organizzazione è un piccolo passo avanti per mentalità e concentrazione. Il team soffre ma regge. Fino all’eurogol di Cataldi, palla al sette e 2-2. Mancano 7’, la pressione laziale cresce. Pavoletti, non al top per lombalgia, fa respirare JP10. Zappa becca due gialli, espulso. Si gioca con l’uomo in meno negli ultimi 90 secondi dell’extratime. Finisce in parità: in tanti ci avrebbero messo la firma alla vigilia.

Da Leonardo a Walter. Bisognava provare a rimettere in moto sentimenti, passione, gioco. Per un Cagliari che affanna, non ha dato a vedere sangue e grinta, e da anni ha mostrato leggerezze e disattenzioni con l’ultima delle neopromosse e le prime della classe. Perché, si chiedono esausti i tifosi. La gran parte risponde: la rosa, al di là delle strombazzate societarie, è modesta, ha vari doppioni e non ha leader, specie nelle caselle chiave. Poi, c’è il campo. Che non permette fiabe a tavolino: diciassettesimi alla pari con il Torino, i suicidi di Parma e Benevento a rendere la salvezza miracolosa con un cero importante acceso a Sant’Efisio!

Meglio non dire che ci sono almeno cinque organici inferiori a quello rossoblù. Ottimismo e sana realtà. Poi, c’è il campo. E vedo che per la stragrande maggioranza dei supporter e commentatori, il buon senso induce a volare bassi. Silurato Semplici, ecco Mazzarri. Se non vi è simpatico, fatevelo diventare: ha firmato un triennale. Passa per essere tosto. I fatti sono dalla sua: i 63 punti con il Toro e la remuntada da record con la Reggina partendo da -11, sono fatti concreti. Gli si deve fiducia e tempo. Difficile riavvolgere il nastro e cancellare il passato in poche settimane. Pazienza e ancora pazienza. L’ingaggio, e la scelta del club, potrebbe andare per il verso giusto. Aspettiamo fiduciosi.

 

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