Il tecnico, che sta preparando il ritorno in campo della sua squadra, è stato l’ospite d’onore dell’AIL di Bologna per il “Con Sinisa per la ricerca”
“Sono felice di essere l’uomo immagine dell’AIL. È un riconoscimento importante che riempie il mio cuore di gioia. Ringrazio tutti i medici, gli infermieri e coloro che mi hanno sostenuto. Inoltre un grazie speciale al Dottor Tura e il Dottor Cavo“. Sono alcune delle parole di Sinisa Mihajlovic, testimonial dell’evento Con Sinisa per la ricerca, organizzato e presentato alla stampa dalla AIL di Bologna, in occasione della Giornata Nazionale per la lotta contro le Leucemie, i Lifomi e il Mieloma.
LA MALATTIA, IL DONARE E LA RIPARTENZA. Vari i temi, anche calcistici, trattati dal tecnico del Bologna che sta preparando il ritorno in campo della sua squadra, dopo lo stop per Coronavirus. “La malattia? Quando i dottori me al comunicarono – dice – non sapevo molto. Chiesi lo se avessi potuto ancora vivere. Loro mi risposero di sì. Grazie alla ricerca che è stata fatta in questi anni e che ha reso curabili malattie che prima non lo erano. La testa è fondamentale in questa lotta. Ricordo quando volevo tornare in panchina. A decidere era il Dottor Cavo. Inizialmente forse non era il caso, ma lui sapeva che non andare per me avrebbe significato stare peggio. Ha avuto una comprensione infinita nei miei riguardi”.
“La ricerca è fondamentale così come lo è donare. Non c’è nessuna soddisfazione più grande che donare il midollo per salvare una vita umana. È un piccolo sacrificio per chi lo fa, ma è un grande dono per chi lo riceve. Adesso sto molto bene. Onestamente mi sento più forte di prima, ormai sono a quasi sette mesi dal trapianto, il peggio dovrebbe essere passato, poi ci vuole un anno affinché si possa tornare alla normalità, anche se dipende da persona a persona. Oggi faccio 10 km di corsa, alzo i pesi. Uno deve fare quello che si sente: ci sono stati momenti in cui mi sentivo stanco, bisogna cercare di non fare errori ma solo quello che ti senti”.