Il campione uruguayano, ingaggiato nel 1990 dall’allora presidente Toninò Orrù ha raccontato le emozioni passate in rossoblù a L’Unione Sarda
Oggi fa il direttore sportivo del River Plate, il suo club amato, che dall’Argentina lo fece conoscere al mondo intero per le sue qualità. Ma, una parte della vita calcistica di Enzo Francescoli, si chiama Cagliari città e squadra, che dalla stagione 1990/1991, appena promossa in Serie A con Claudio Ranieri, assieme a Herrera e Fonseca, lo vide protagonista ingaggiato dall’allora presidente Tonino Orrù. Tante partite (ben 98) fino al maggio del 1993 e 17 gol, come quello al Napoli contro il Napoli di Ranieri nel 1991 andato via da Cagliari per allenare i partenopei.
Dalla sua casa di Buenos Aires, rispetta la quarantena causa Coronavirus e sulla ripresa del calcio e, a L’Unione Sarda dice: “Qui l’AFA ha sospeso il campionato giustamente. Deve essere garantita la sicurezza di chi va in campo. Non vedo come ci si possa allenare, se il riferimento è alle ultime polemiche: il calcio è uno sport di contatto. È più facile che gli allenamenti possano riprendere nel tennis, nel golf e, più in generale, negli sport individuali. La vedo in salita, invece, per le discipline di squadra”.
I RICORDI IN ROSSOBLU’. Segue tutt’ora, anche da lontano il Cagliari “Ha disputato un grande campionato sino a Natale. Poi qualcosa si è inceppato. La squadra ha ottimi giocatori, ma forse non ha ancora la maturità per stare in alto. Anche il mio Cagliari era forte, ma in Europa andammo dopo un percorso. Al terzo anno di Serie A, con Mazzone, che purtroppo come la famiglia Orrù non sento da tempo, ma spero stiano tutti bene”.
Cagliari città, hinterland e il Cagliari: “Abitavo a Margine Rosso, vedere il mare, sempre, dava un senso di serenità impagabile. Ho nostalgia delle passeggiate, del cibo, della città. Uno dei miei due figli, che in passato ha giocato nelle giovanili rossoblù, lavora a Miami, ma va spesso in Sardegna. Tra l’altro, sta trascorrendo a Cagliari la quarantena. Mi mancano la qualità della vita la gente, una passeggiata al Poetto, un buon piatto di spaghetti all’aragosta.
“I tifosi? L’affetto è reciproco. Ho un grande simpatia per Cagliari. Non me ne sarei mai andato: purtroppo nel 1993 fui ceduto al Torino. Le separazioni, gli addii, nel calcio sono da mettere nel conto. Sono felice di aver lasciato un buon ricordo. L’ultima volta che sono tornare presto per ritrovare amici veri come il preparatore atletico Sergio Melis, che sento ogni tanto, ma anche Gigi Riva. Il più grande di tutti. Non solo per quel che ha rappresentato da calciatore. Ha la dote, tipica delle persone fuori dal comune, di saper usare le parole giuste in ogni circostanza”.
ENZO FRANCESCOLI CON LA MAGLIA DEL CAGLIARI 1990/1993