La Gazzetta dello Sport in edicola oggi analizza il tecnico rossoblù e l’impronta che è riuscito a dare alla sua squadra nel sorprendente avvio
NORMALIZZATORE. Per La Gazzetta dello Sport il mondo degli allenatori si può dividere tra i “giochisti” come Arrigo Sacchi o Gian Piero Gasperini e i “risultatisti” come Fabio Capello o Massimiliano Allegri. L’allenatore del Cagliari Rolando Maran fa invece parte della categoria dei “normalizzatori”, proprio a metà tra giochista e risultatista. Le squadre di Serie A che ha allenato hanno espresso tutte un calcio fatto di difesa attenta, pressing alto, raddoppi e gran fraseggio nello stretto, con mezzali mobili, attaccanti dinamici e inserimenti.
A CAGLIARI. Maran ha dato un’impronta precisa alla squadra e con i suoi giocatori parla parecchio, a partire dalla stella Nainggolan che ha saputo calare nel ruolo di leader. Il risultato più importante lo sta però ottenendo con Joao Pedro, giocatore dalle qualità indiscutibili ma con problemi di continuità. Ora l’ha trovata e con cinque gol all’attivo praticamente non ha sbagliato una gara. Senza il bomber Pavoletti il mister ha saputo ridisegnare il Cagliari giocando più palla a terra sfruttando i movimenti continui del Cholito Simeone, sfruttando poi tutte le alternative a centrocampo e valorizzando anche il lavoro in difesa.
LO STAFF. Uno staff fidato composto da nove fedelissimi, a partire dal vice Maraner, insieme a lui da tredici anni, e dal figlio Luca che lavora col drone. In Sardegna il loro lavoro comincia ad essere veramente apprezzato e con i tifosi sta finalmente sbocciando l’amore, come dimostrato dal siparietto al bar dopo la vittoria di Bergamo. A questo giro le birre le ha pagate il mister, ma chissà quante gliene offriranno i tifosi in caso finale trionfale.