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Faragò rinato, con la difesa a tre è più libero di spingere

Massimo Rastelli non si era sbagliato: Paolo Faragò può essere un ottimo giocatore di fascia. Lo ha dimostrato con il suo ingresso contro la Lazio e nell’intera partita con il Benevento, dove è stato decisivo con un gol e un assist. Tanta corsa e finalmente la giusta concretezza; un giocatore nuovo che ha ritrovato la fiducia dell’allenatore e dei compagni, ma soprattutto quella in se stesso. Bravo López a capire che il ragazzo aveva bisogno di essere alleggerito dagli oneri difensivi del terzino puro e che il suo apporto da esterno sarebbe potuto essere valido al di la delle prove opache viste nella precedente gestione.

Il 3-5-2 è sempre un 5-3-2 mascherato, ma la linea dei tre centrali consente una costante superiorità numerica che garantisce agli esterni più libertà di salire. Ecco perchè giocatori di gamba come Faragò e Miangue sono sembrati finalmente a loro agio sulle rispettive corsie laterali. Entrambi sono dotati di buon fisico e grandi polmoni, con l’ex Novara che possiede l’arma in più del sapersi inserire in area di rigore, una dote che prima di approdare in rossoblù gli ha garantito un buon bottino di gol in cadetteria.

Stasera contro il Torino Faragò potrebbe non fare tutti i 90 minuti, sia per un ritmo partita ancora da migliorare sia per le tante energie spese mercoledì. In ogni caso è fuori da ogni dubbio che “l’effetto López” lo abbia rivitalizzato e adesso per lui può iniziare la vera avventura nell’isola dopo 10 mesi incolori.

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